I caleidoscopi lucani, realizzati da Pompeo Limongi, inizialmente partono dal concetto di souvenir e, attraverso la relazione tra i vetrini colorati raccolti dai turisti sulla spiaggia e il caleidoscopio stesso, diventano un vero e proprio racconto di viaggio. Un fascino dettato anche dalla consapevolezza di restituire nuova libertà a quei vetrini, prodotto del combinato disposto della inciviltà e della instancabile azione riparatrice del mare.
Da qui si sviluppa una nuova sensibilità e i caleidoscopi lucani diventano anche una forma di riciclo: non solo frammenti elaborati dal mare, ma anche plastiche per il gelato o per gli aperitivi, per una nuova speranza di rinascita moltiplicata. Una metafora del caleidoscopio quale potenziale strumento da costruire per poter leggere realtà nuove e complesse, recuperare la percezione, costruire nuove visioni, nuovi attraversamenti e sfuggire allo spaesamento che spesso si vive nelle nostre piccole comunità.